ATTENZIONE AI (TRE) GRADINI: DANTE ENTRA NEL PURGATORIO

Come tutti gli ingressi che si rispettano, anche questo ha un portinaio: l'arrivo di Dante alla soglia del Purgatorio e la salita alla prima balza.

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Nella valletta dei principi è ormai scesa la notte e Dante, “vinto dal sonno”, si addormenta. La postura di Dante dormiente è canonica: seduto, con gli occhi abbassati, la testa reclinata e sostenuta dal braccio che poggia sul ginocchio. Si tratta di un atteggiamento che tra Medioevo e Rinascimento implica spesso la perdita di coscienza e insieme la meditazione profonda, così da essere impiegata per esprimere anche la concentrazione che caratterizza i profeti e i santi assorti in una visione.

Ora, al poeta addormentato compare in sogno un’aquila, le cui “penne d’oro”  sono rese nell'illustrazione con una tinta nera corvina. Essa discende come una folgore e rapisce il poeta e, a differenza di quanto narrato nel testo, trasporta il poeta con gli artigli e con il becco consentendogli di risvegliarsi di fronte alla porta del Purgatorio.

Quale accesso alla porta sono tre gradini di colori diversi, allusivi alle tre parti del sacramento della confessione. Qui Dante, su invito di Virgilio, devotamente si inginocchia davanti all’angelo, chiedendo che gli sia aperta la porta. Il “cortese portinaio” con la “spada nuda” che ha in mano incide “sette P ne la fronte” del poeta, che verranno via via rimosse dagli angeli che Dante incontrerà in ogni balza purgatoriale. Terminata la liturgia penitenziale, finalmente il poeta può varcare la soglia.

La seconda parte della raffigurazione, in cui viene meno anche la presenza di Virgilio e il suo dialogo con Omberto Aldobrandeschi, si concentra sulla schiera dei superbi, che procedono lentamente, oppressi da sassi che li piegano a terra con un peso proporzionato al grado della loro colpa. Nel frattempo l’angelo dell’umiltà, battendo con le ali la fronte di Dante, cancella la prima delle P lì incise: l'erta salita può continuare.

Il testo è tratto da Milvia Bollati (a cura di), La Divina Commedia di Alfonso d’Aragona, Franco Cosimo Panini Editore. .

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