Viaggio nel Dante Urbinate: Canto VIII, lo Stige

Il viaggio alla scoperta del Dante Urbinate riprende dal quinto cerchio, la zona dell'Inferno dove sono puniti gli iracondi e gli accidiosi. 

In questa splendida miniatura ritroviamo Dante e Virgilio mentre attraversano la palude Stige sulla barca del nocchiero Flegiàs, qui ritratto di spalle nell’atto di remare. Lungo il tragitto i due poeti si imbattono nel fiorentino Filippo de' Cavicciuli, vissuto a Firenze nel XIII secolo e lì conosciuto con il nome di “Argenti” per aver fatto ferrare il suo cavallo con ferri d'argento. 

Immerso nelle acque della palude assieme alle altre anime iraconde costrette a dilaniarsi e a percuotersi tra loro, Argenti si appoggia alla barca e cerca di rovesciarla, ma Virgilio lo respinge e abbraccia Dante ammirando il suo giusto sdegno nei confronti di quell’anima dannata. 

In lontananza possiamo già scorgere i nostri poeti mentre lasciano la barca di Flegiàs sulla riva e si apprestano a entrare nella città di Dite, sulle cui mura arroventate si ergono minacciosi i diavoli che vogliono impedire l’ingresso ai due poeti.  

La palude è dipinta come un grande fiume: sulla riva sinistra appare una torre con due fiaccole, mentre sulla riva destra è appunto dipinta la città di Dite. L’orizzonte e il cielo sono oscurati dal fumo di grandi fuochi in lontananza. 

Fonte: Federica Toniolo, Descrizione delle miniature, Inferno, La Divina Commedia di Federico da Montefeltro. Il Dante Urbinate. Commentario. 


Miniatura tratta dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, Ms. Urb. lat. 365, c. 20r, 1478-1482, Biblioteca Apostolica Vaticana.

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