IL LEONARDO RITROVATO: CROSTA O CAPOLAVORO?

Com'era prevedibile, l'annuncio del ritrovamento di un quadro di Leonardo - un ritratto di Isabella d'Este - ha riacceso il dibattito sulle "attribuzioni facili". I primi a dubitare dalla paternità leonardesca sono stati Vittorio Sgarbi e Tomaso Montanari, che hanno aspramente criticato lo scoop del magazine del Corriere della Sera. Secondo Sgarbi l’opera non sarebbe altro che “una modesta e tarda copia (neppure di Salaì o Melzi, discepoli di da Vinci) del disegno raffigurante Isabella d'Este conservato al Louvre, delle stesse identiche dimensioni. A  insospettire - sostiene Sgarbi - oltre la coincidenza perfetta delle misure, devono essere, al confronto con l'originale, la debolezza del disegno, la totale assenza del volume dei capelli, il traballante travestimento in Santa Caterina”. In conclusione: “Una modesta testimonianza di devozione a Leonardo di cui Leonardo avrebbe sorriso”. Per Montanari, lo scoop di Sette è in realtà "l’ennesima bufala inflitta alla memoria del povero Leonardo da Vinci". Per il critico "non è servito l’infortunio dell’Espresso col finto Raffaello in copertina, né quello del Sole 24 Ore col finto Caravaggio in prima. E uno si chiede, per l’ennesima volta, ma perché un giornale come il Corriere della Sera sdogana una simile enormità? La risposta è: perché non ha ritenuto di dover controllare la fonte, fidandosi a scatola chiusa della pretesa auctoritas che ha proposto l’attribuzione, il professor Carlo Pedretti". Montanari si scaglia infine con "la venerazione altrettanto prona del dato scientifico presunto esatto. Alludo all’immancabile esame del carbonio 14, che stabilisce che il dipinto sarebbe stato realizzato tra 1460 e 1650: cioè da quando Leonardo aveva otto anni a quando era morto da 231. Un dato utile, non c’è che dire!"
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