Santa Marta e la Tarasca

henry-viii_h8f191v Miniatura “Santa Marta che addomestica la Tarasca” tratta dal manoscritto “Ore di Enrico VIII”, di Jean Poyer, ms. H.8, c. 191v, XVI secolo, Morgan Library, New York. Illumination “St. Martha taming the Tarasque” from the manuscript “Hours of Henry VIII”, by Jean Poyer, ms. H.8, c. 191v, 16th century, Morgan Library, New York.   Marta era la sorella di Lazzaro e Maria Maddalena. Dopo l’ascensione di Cristo, la loro barca fu mandata alla deriva, guidata da un angelo verso Marsiglia. Secondo la leggenda, Marta sconfisse un drago, la Tarasca, che aveva terrorizzato gli abitanti di Tarascona, in Provenza. Metà bestia e metà pesce, il mostro era intento a divorare un uomo, quando fu annientato da Marta, armata di aspersorio e acquasantiera. Dopo aver domato la bestia con l’acqua santa, la legò, come illustrato nella miniatura, mentre due uomini la colpivano con un’asta e una balestra. Marta, devota alla preghiera e al digiuno, rimase a Tarascona, insieme a una grande comunità di donne religiose. Un giorno, mentre stava predicando vicino ad Avignone, realizzò il suo secondo famoso miracolo. Un giovane fu sopraffatto dalla corrente e annegò. Il corpo del giovane fu ritrovato e portato ai piedi della santa. Nella sua preghiera, Marta chiese a Cristo, che aveva riportato suo fratello Lazzaro in vita, di fare lo stesso col giovane annegato. Quindi prese per mano il giovane che, miracolato, si rialzò e successivamente si fece battezzare.
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