Se c'è una cosa che abbiamo intuito di Boccaccio e della sua visione delle donne grazie alla lettura del De Mulieribus Claris, questa è probabilmente il suo rapporto di amore-odio in nei confronti delle donne forti e vendicative! La nostra storia della settimana ha come protagonista Chiomara, regina di una tribù Galata e moglie di Orgigante.

Quella di Orgigante fu una delle tre tribù galate a combattere la Guerra Galata del 189 a.C. contro Roma. In seguito a una campagna particolarmente vittoriosa, il generale romano Gneo Manlio Vulsone prese molti prigionieri (fra cui la regina) e li mise sotto la supervisione di un subdolo centurione. Avendo notato Chiomara e la sua incredibile bellezza, l'uomo fu sopraffatto dalla lussuria e la violentò. La donna smise quindi di desiderare la liberà, iniziando invece a sperare nella vendetta. L'opportunità perfetta arrivò quando il centurione, per placare la propria coscienza, decise di riconsegnare Chiomara alla sua tribù in cambio di un riscatto.

Nel giorno dell'appuntamento, mentre il centurione stava contando il denaro, Chiomara parlò ai propri uomini nella loro lingua sconosciuta ai Romani, ordinando loro di tagliare la testa all'uomo. Questi agirono senza indugio e Chiomara, prendendo la testa mozzata e avvolgendola nelle proprie vesti, la presentò al marito come simbolo di onestà e di vendetta per l'offesa arrecata a entrambi.

Nel raccontare questa storia, Boccaccio rivela apertamente la propria ammirazione nei confronti di Chiomara, la sua vendetta a sangue freddo e il suo senso dell'onore.


"Chiomara", miniatura tratta dal manoscritto “Des cleres et nobles femmes”, ms. Royal 20 C V, c. 113v, primo quarto del XV secolo, British Library, Londra.

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