Assassinio di Cesare
"Tu quoque, Brute, fili mi?" ("Anche tu, Bruto, figlio mio?")
  Il 15 marzo del 44 a.C., le Idi di marzo, nel senato romano Giulio Cesare viene assassinato dai congiurati. La frase da lui apparentemente pronunciata si riferisce, come noto, al figlio adottivo Bruto, anch'egli membro della congiura; la questione, tuttavia, sembra essere più controversa di quanto molti pensino. I primi storici a descrivere la morte di Cesare, Svetonio e Plutarco, non menzionano alcuna frase - spiegando, al contrario, che Cesare morì senza proferire parola. Svetonio, tuttavia, aggiunge che secondo alcune voci il dittatore avrebbe solamente rivolto a Bruto le parole "anche tu, figlio". A rendere celebre un'altra versione delle ultime parole di Cesare fu, nel 1599, il Giulio Cesare di Shakespeare: nella tragedia, infatti, Cesare si rivolge al figlio adottivo con le parole "Et tu, Brute? Then fall, Caesar!" ("Anche tu, Bruto? Cadi, allora, Cesare").   "Assassinio di Cesare", miniatura tratta dal manoscritto "Chronique universelle", ms. 0523, primo quarto del XVI secolo, Bibliothèque Sainte-Geneviève, Parigi.
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