Le mogli dei Cimbri

Nel momento del bisogno, le donne non hanno mai esitato a prendere in mano la situazione… e la guerra non è un’eccezione. Folia Magazine questa settimana non vi porta alla scoperta di una singola donna, ma bensì di molteplici Mulieres Clarae.

Alla fine della guerra cimbrica, attorno al 100 a.C, gli uomini erano stati tutti uccisi o resi schiavi. Rimaste sole insieme ai loro figli a fronteggiare l'esercito romano, le donne dei Cimbri decisero di scendere in battaglia: attrezzate sia di armi che di ingegno, unirono carri e carretti per formare una sorta di fortificazione da cui attaccare i nemici e, allo stesso tempo, proteggere loro stesse.

Per quanto potenti e feroci fossero queste donne, i soldati presto cominciarono il contrattacco. Seppur a questo livello di disperazione, le donne cimbriche rifiutarono di darsi per vinte e diventare schiave di un popolo che aveva spazzato via la loro gente: in un ultimo atto di resistenza, optarono per l'omicidio dei loro figli e successivamente per il suicidio.

Mentre altri autori parlano della loro furia mascolina, Boccaccio tenta di razionalizzare il loro gesto estremo come dettato dal loro istinto materno che volle salvare i bambini da una vita da servi: queste donne avevano chiesto di essere portate a Roma per diventare monache delle Vergini Vestali (prova della loro onestà e dignità femminile, scrive Boccaccio), e solo dopo che i Romani rifiutarono decisero, ancora una volta, di prendere in mano la situazione.


"Le mogli dei Cimbri”, miniatura tratta dal manoscritto “De Mulieribus Claris”, decorato da Robinet Testard, ms. Français 599, c. 69r, 1488-1496, Bibliothèque Nationale de France, Département des Manuscrits, Parigi.

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