Megullia-Dotata-599-48r

Come ogni mercoledì, anche questa giornata è dedicata al De Mulieribus Claris di Boccaccio. La Mulier Clara di oggi è Megullia Dotata, dama romana il cui nome divenne un appellativo per le donne aventi una ingente dote di matrimonio. 

Ai tempi dei romani, così come ancora oggi in alcune parti del mondo, la dote era la quantità di denaro o beni donati ad un marito dai genitori della futura sposa. Gneo Scipione, generale romano e padre di Megullia, desiderava ardentemente che la figlia si sposasse; affinché ciò avvenisse, tuttavia, Gneo doveva prima assicurarsi una dote da consegnare al futuro marito. Non avendone il tempo a causa del suo impegno nella guerra contro i Cartaginesi in Spagna, Gneo scrisse al Senato Romano chiedendo di essere sostituito da un altro generale. Il Senato, non volendo perdere un così valido leader, si offrì di pagare la dote di Megullia: con la somma finale di 40/50.000 monete di bronzo, quella di Megullia divenne la dote più considerevole del tempo, facendole così ottenere l’appellativo “Dotata”. Da quel momento, qualsiasi donna data in matrimonio insieme a una dote generosa venne soprannominata “Megullia Dotata”.

Dal canto suo, Boccaccio si dimostra critico nei confronti della storia di Megullia. In primo luogo, l’autore tiene a specificare come la gloria di Megullia derivi solamene dal valore della sua dote e non dalle sue virtù e gesta. Boccaccio sottolinea come il rapporto tra l'uomo e il denaro sia cambiato nel tempo: nella Firenze del XIV secolo, infatti, la dote di Megullia sarebbe stata ritenuta una somma inaccettabile anche dal più povero dei contadini. Concludendo la sua critica, infine, Boccaccio afferma che la moderna ricchezza non abbia aiutato l'uomo ad allargare la propria mente; al contrario, si è limitata ad alimentare ulteriori vizi e desideri terreni.


“Megullia Dotata”, miniatura tratta dal manoscritto “De Mulieribus Claris”, decorato da Robinet Testard, ms. Français 599, c. 48r, 1488-1496, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Parigi.

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