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Nel corso dei vari appuntamenti con il Women's Wednesday, abbiamo avuto occasione di citare l'importanza che la castità ricopriva nella vita delle donne romane, anche di quelle sposate. Sulla falsariga di questo argomento ecco quindi la protagonista di oggi, una giovane considerata essere la più casta fra tutte le donne romane: Sulpicia.

Figlia di una nobile famiglia, Sulpicia (vissuta attorno al 113 a.C.) era presto andata in sposa a Quinto Flavio Flacco. A quel tempo, il Senato decise di far costruire una statua in onore di Venere Venticordia, (letteralmente "la mutatrice di cuori") , protettrice della castità femminile e ritenuta essere capace di "mutare i cuori dal vizio alla virtù". Fra tutte le matrone romane, in cento vennero scelte fra le più caste; fra di loro, in seguito, vennero selezionate solo le dieci più pure. Infine, fu proprio Sulpicia ad essere valutata la più casta fra tutte, ricevendo così l'onore di poter dedicare la statua alla dea.

Ad oggi, forse, il racconto di Boccaccio potrebbe risultare un po' ostico alla lettura: l'autore non lesina infatti norme e stereotipi di genere, arrivando a dire che Sulpicia fu scelta senza dubbio grazie a virtù come parlare solo al momento debito, non indossare profumi o gioielli, occuparsi della casa ed evitare il troppo mangiare e bere, così come il cantare e danzare.


“Sulpicia”, miniatura tratta dal manoscritto “Cas des nobles hommes et femmes”, ms. Français 12420, c. 102v, XV secolo, Bibliothèque nationale de France, Département des manuscrits, Parigi.

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