13-Tisbe 13r È finalmente giunto il momento della settimana dedicato alle nostre Mulieres Clarae e la protagonista di oggi è Tisbe: fanciulla babilonese, la ricordiamo per la sua tragica storia d’amore con Piramo.   L’ostilità tra i loro genitori, infatti, costrinse i due amanti, che non erano in grado di vedersi liberamente, a parlarsi attraverso una crepa del muro che separava le abitazioni delle due famiglie. Spinti da questa situazione difficoltosa, Tisbe e Piramo escogitarono una fuga d’amore, accordandosi per un incontro nei pressi della tomba di Nino. All’arrivo nel luogo d’incontro, Tisbe si imbatté in una leonessa affamata: cercando di mettersi in salvo scappò via, facendo però volare a terra il suo velo; incuriosita, la leonessa, cominciò a masticarlo, macchiandolo col sangue di una sua preda precedente. Quando giunse alla tomba, Piramo trovò per terra il velo imbrattato di sangue; convinto che la sua anima gemella non fosse più in vita, fu sopraffatto dal dolore e finì per uccidersi infilzandosi con una spada.  Proprio nello stesso instante Tisbe tornò e, trovando Piramo esanime, decise di unirsi a lui nella morte. A differenza di Ovidio, che scrisse la storia includendola nelle sue Metamorfosi, Boccaccio si sofferma sulle conseguenze del rifiuto assoluto della relazione amorosa da parte dei genitori dei giovani. Secondo l’autore del De Mulieribus Claris, se solo avessero gradualmente impedito ai loro figli di innamorarsi e non avessero reagito così aspramente alla relazione, Tisbe e Piramo non sarebbero scappati in preda alla passione per poi trovare la loro tragica morte. Grande fan del mito di Tisbe e Piramo era William Shakespeare, a cui si ispirò per la creazione delle sue tragedie: Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta.   “Tisbe”, miniatura tratta dal manoscritto “De Mulieribus Claris”, decorato da Robinet Testard, ms. Français 599, c. 13r, 1488-1496, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Parigi.  
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